Il senso del cibo… 3° parte

 Il cibo non deve essere associato a nient’altro se non alla fame, o di introdurre severe limitazioni di certi cibi (“Solo una caramella, non di più”) perché questo non farà altro che renderli speciali, e quindi ancor più desiderabili. Ogni alimento dovrebbe essere considerato alla stregua degli altri: solo in questo modo, rendendoli tutti sempre disponibili al bambino, lo si renderà in grado di compiere la sua scelta sulla base del proprio appetito e delle proprie esigenze piuttosto che sulla possibilità di approfittare della presenza di un alimento che solitamente è proibito o comunque razionato.

Mentre alcuni bambini che rifiutano il cibo in realtà stanno “lottando” per riuscire ad autogestirsi, ed utilizzano il cibo per esprimere rifiuto ed ostilità nei confronti di genitori possessivi ed iperprotettivi, che non concedono loro autonomia ed indipendenza, altri rifiutano il cibo semplicemente perché in quel momento non sono affamati, o perché non è quello l’alimento di cui sono affamati.

Ancora una volta, imparare a “leggere” il significato di un comportamento prima di agire permetterà di farlo nel modo più adatto.

Evitiamo di dare quindi al pasto un’enfasi eccessiva, a tavola non tiranneggiamo i bambini drammatizzando i loro rifiuti, imponendogli l’assunzione di alimenti non graditi, costringendoli a pasti interminabili, ma evitiamo anche che loro tiranneggino noi adulti catturando tutta la nostra attenzione e sollecitudine durante il pasto, facendosi preparare cibi diversi come conseguenza di ogni rifiuto, costringendoci ad inventare giochi, filastrocche e mille peripezie per farli mangiare.
Adottare stili alimentari variati, non monotoni, stimolare non solo il gusto ma anche la vista, l’olfatto e il tatto del bambino, proponendogli anche soltanto di assaggiare un boccone di un cibo nuovo, permetterà con il tempo ai genitori anche di educarne il gusto purché, come già detto, siano pazienti, pronti a ricevere rifiuti, e evitino l’insistenza che produrrebbe solo un rifiuto più ostinato. Per stimolarlo maggiormente, proponete alternative, anche quando il bambino vuol mangiare sempre solo un alimento, lasciando poi a lui la possibilità di decidere (“Puoi mangiare solo biscotti se vuoi, in casa però ci sono anche i cereali, la frutta, lo yogurt…”).
Per rendere più piacevole il momento del pasto è possibile inoltre farsi aiutare a preparare la tavola o i cibi, coinvolgere i figli nella scelta di questi, non insistere troppo per farli mangiare ma piuttosto farli passare direttamente al pasto successivo e, soprattutto, ricordare sempre che in questa occasione condividere con loro il tempo e l’attenzione è tanto importante quanto condividere il cibo.
Anche nel caso dell’alimentazione, come in ogni altro campo dell’educazione, regole e limiti chiari e ben definiti, così come coerenza tra i diversi membri della famiglia, sono indispensabili e, sebbene combattuti dai bambini, sono per loro rassicuranti, indice che c’è qualcuno che si cura di loro e si assume la responsabilità di fare loro da guida. Sarà quindi possibile chiedere ad esempio al bambino cosa preferisce mangiare, ma stabilire che una volta cucinato quel piatto non è possibile cambiare idea e farne cucinare un secondo, oppure permettere al bambino di acquistare al supermercato ciò che desidera, ma non più di un prodotto fuori dalla lista della spesa della mamma.
Insegnare dunque ai propri figli ad ascoltarsi di più ed imparare ad ascoltare le loro richieste, fidandosi di loro e lasciando loro maggiore autonomia senza cadere nella totale anarchia.

 di Mara Giani (Psicologa e Psicoterapeuta) 

 

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